lunedì 16 giugno 2008

iniziamo con qualcosa che molti conoscono.... il prozac.... ;-)

DA WWW.SOCIALNEWS.IT


Prozac ai minori
Oltre il limite!

Il farmaco è muto, non racconta la favole ai bambini. Però addormenta, calma, euforizza, riduce i sintomi senza curare le cause del disagio infantile. La decisione dell’AIFA di autorizzare la prescrizione della Fluoxetina anche ai più piccoli fa seguito alla analoga decisone dell’EMEA, l’Agenzia europea dei farmaci, e autorizza il superamento del limite simbolico, della prescrizione delle pillole della felicità ai bambini di 8 anni e oltre

Il 28 marzo 2007 l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) ha autorizzato la prescrizione della Fluoxetina ai bambini di 8 anni e oltre per la cura della depressione. Il decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 26 marzo recita:

•“Aggiunta indicazione terapeutica: Bambini e adolescenti di 8 anni di età ed oltre su diagnosi e piano terapeutico degli specialisti in neuropsichiatria infantile o psichiatria: episodio di depressione maggiore di grado da moderato a grave, se la depressione non risponde alla psicoterapia dopo 4-6 sedute. La terapia con antidepressivo deve essere proposta ad un bambino o ad una persona giovane con depressione da moderata a grave solo in associazione con una contemporanea psicoterapia…”. La decisione dell’AIFA che fa seguito alla analoga decisone dell’EMEA, l’agenzia europea dei farmaci, segnala così, con la sua autorizzazione ufficiale, il superamento di un limite simbolico, e cioè la prescrizione delle pillole della felicità ai bambini di 8 anni e oltre. Che l’evento sia un vero e proprio segno dei tempi e che riveli ormai la supremazia del Discorso del padrone (così come è stato illuminato da Jacques Lacan) veicolato dalle multinazionali del farmaco è un fatto che sta, purtroppo, sotto gli occhi di tutti. Inoltre questa decisione, mina alle radici un’ Etica delle cure dei bambini che non deve rinunciare ai suoi assunti di fondo, e cioè:

1. Le cause del malessere e della sofferenza psicologica dei bambini sono riconducibili, nelle stragrande maggioranza dei casi, al malfunzionamento dei legami affettivi di base con le figure di accudimento, alla cattive parole degli adulti che li crescono ed alla devastazione di una società, immersa in una rincorsa immaginaria all’apparenza ed al consumo di oggetti inutili.

2. Quando si ascolta un bambino che sta male o se si osserva il suo agire sofferente è quasi sempre reperibile nella coppia genitoriale e nella famiglia allargata una sofferenza altrettanto elevata, tanto da far pensare molto spesso che il bambino sia il sintomo del malessere di mamma e papà.

3. Famiglie patologiche, famiglie disfunzionali, famiglie conflittuali, famiglie frammentate o incapaci di proteggere adeguatamente i figli fanno quasi sempre da cornice alle depressioni infantili.

4. Malesseri relazionali, violenze tra pari, marginalizzazioni e rifiuti amplificano ed incrementano la depressione dei giovani adolescenti.

Ora il farmaco nella sua illusoria onnipotenza dovrebbe sopperire, secondo i nuovi protocolli dell’AIFA, alle male parole, ai cattivi accudimenti ed alle carenze affettive e supportive delle frammentate e fragili famiglie ipermoderne? È evidente che ci troviamo di fronte ad un vero e proprio corto circuito epistemologico che volutamente vuole misconoscere la complessa eziopatogenesi dei disturbi dell’umore nei bambini, che, di contro, necessiterebbero, per coerenza logica, di un altrettanto complesso e globale intervento sulle cause disfunzionali delle famiglie piuttosto che arrestarsi su un modello di cura che fa del farmaco-droga il lenimento del senso di colpa degli adulti e dà loro una facile fuga dalla responsabilità. Apparentemente, il protocollo dell’AIFA é corretto quando rinvia l’assunzione del farmaco a dopo l’eventuale non efficacia di 4 o 6 sedute di psicoterapia. Ora chi opera quotidianamente nel campo psicoterapeutico sa che 4 o 6 sedute di psicoterapia nel trattamento di casi gravi sono un tempo irrisorio, quando è del tutto evidente che un trattamento veramente trasformativo dei sintomi e stabilizzatore della personalità comporta tempi molto più lunghi, alle volte di molti anni di lavoro assiduo con il bambino e con la sua famiglia.

Inoltre, è noto che sono molto pochi i bambini e gli adolescenti che possono usufruire anche di una psicoterapia breve, per cui il vincolo delle 4 o 6 sedute sarà ben presto dimenticato a favore di una prescrizione di pillole di massa, per far finta di curare, in assenza di buone parole, il malessere esistenziale e psicologico dei nostri bambini e dei nostri adolescenti.

Il farmaco è muto, non racconta la favole ai bambini, addormenta, calma, euforizza, riduce i sintomi ma non cura le cause del disagio infantile. Affermare il contrario significa spingere i bambini a conformarsi al modello farmaco-droga-benessere. Del resto sempre più i nostri adolescenti ricorrono ad alcol e pasticche di ogni tipo. Se queste sono le cure! Il bugiardino del Prozac® che accompagna il prodotto evidenzia nelle raccomandazioni il seguente avvertimento:

• Assunzione da parte di bambini e adolescenti di età inferiore ai 18 anni. Comportamenti correlati al suicidio (tentativo di suicidio e ideazione suicidaria) e ostilità (essenzialmente aggressività, comportamento di opposizione e collera) sono stati osservati con maggiore frequenza negli studi clinici effettuati su bambini e adolescenti trattati con antidepressivi rispetto a quelli trattati con placebo. PROZAC® deve essere utilizzato nei bambini e adolescenti di età compresa tra gli 8 e i 18 anni solo per il trattamento degli episodi di depressione maggiore di grado da moderato a grave e non deve essere usato in altre indicazioni. Qualora, in base ad esigenze mediche, dovesse essere presa la decisione di effettuare il trattamento, il paziente deve essere sorvegliato attentamente per quanto concerne la comparsa di sintomi suicidari. Per di più, nei bambini e negli adolescenti sono disponibili solo dati limitati per quanto concerne gli effetti a lungo termine sulla sicurezza, inclusi gli effetti sulla crescita, sulla maturazione sessuale e sullo sviluppo cognitivo, emotivo e comportamentale . Ci si chiede come Farmacologi di fama internazionale possano tranquillamente far prescrivere dei farmaci ai bambini con il rischio che questi potenzino suicidi e gravi disturbi della personalità, proprio nel momento in cui solo loro stessi a denunciare un pericolo reale. Tutto ciò appare inconcepibile! Ancora più grave e per di più! I farmacologi non sanno neppure dirci quali saranno le conseguenze del farmaco sulla crescita, sullo sviluppo sessuale e sullo sviluppo psicologico globale dei bambini in trattamento. Come è possibile che medici di medicina generale, pediatri e neuropsichiatri infantili siano autorizzati a prescrizioni (che nel tempo assumeranno una incidenza esponenziale) quando le conseguenze a lungo termine del farmaco non sono note? È questa una corretta Etica delle cure? Forse la proposta dell’On. Cancrini presentata al Parlamento il 4 maggio 2006 intitolata “Norme per l’accesso alla psicoterapia” potrebbe facilitare per molti bambini ed adolescenti in situazione di disagio una vera occasione di cura, al di là dei rivoli di farmaco muto promosso dalle multinazionali per addormentare gli uomini e le donne di domani.


Gelindo Castellarin
Psicologo, psicoterapeuta, psicoanalista SLP

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